Da anni presente negli Stati Uniti ma in maniera marginale, il gruppo Adr ha ora deciso di schiacciare l’acceleratore per conquistare anche nell’America del Nord quella leadership di settore che già ha maturato in Europa e nei più importanti Paesi extra europei caratterizzati da una importante vocazione agricola

Mai come di questi tempi i rapporti commerciali con gli Stati Uniti sono oggetto di interesse non solo presso operatori e aziende, ma anche a livello di opinione pubblica. Le recenti prese di posizione del Presidente americano Donald Trump nei confronti dei rapporti import-export in essere con i vari Paesi, la cosiddetta “Guerra dei dazi”, hanno in effetti portato alla ribalta un tema fino a ieri dibattuto solo dagli addetti ai lavori ma condizionante per qualsiasi organizzazione produttiva interessata ad allargare i propri confini commerciali.
Una problematica con la quale si è da sempre dovuto confrontare anche il gruppo Adr e che, sulle prime, potrebbe far ipotizzare sia alla base della recente decisione di andare a produrre gli assali destinati al mercato statunitense direttamente in loco, in uno stabilimento ubicato nello stato dell’Iowa. “In realtà non è così”, sostiene Chiara Radrizzani, vicepresidente del gruppo Adr con delega alle strategie e alle finanze. “Si tratta di un progetto che si è avviato ancor prima che il Presidente Trump venisse eletto e che avevamo maturato per crescere in un Paese che vedeva i nostri assali presenti solo in maniera marginale nonostante sia il secondo produttore al Mondo di derrate agricole.
Un controsenso se si pensa che Adr è leader di settore in quasi tutti i Paesi le cui economie sono sostenute da una importante produzione agricola, Europa tutta in primis ma anche Inghilterra, Brasile, Canada, Australia, Cina e India. Ciò nonostante era poco presente negli Stati Uniti causa problematiche costruttive e commerciali impossibili a superarsi se non operando in loco. Fra queste, i lunghi tempi di consegna indotti dal fatto che al momento gli assali destinati agli Usa sono costruiti in India o in Cina e quindi gravati da trasporti via nave che ritardano le consegne impattando anche sui costi finali dei prodotti. Un allestitore statunitense che ordina un assale rischia di vederselo consegnare a tre o quattro mesi di distanza, mentre quando lo stabilimento di Perry sarò operativo fra ordine e consegna non passeranno più di 30 giorni”.

Come in Europa. “Esatto, ma non solo. Organizzeremo anche una rete di assistenza post vendita più capillare dell’attuale e potremo anche rispondere al meglio alle richieste di customizzazione che caratterizzano il mercato americano cercando contemporaneamente di accrescerlo da un punto di vista tecnologico”. In che senso? “Gli assali che oggi richiedono gli allestitori statunitensi sono tecnologicamente arretrati rispetto ai quelli richiesti dal mercato europeo. Sono spesso costituiti da pesanti travoni a sezione piena realizzati con acciai di basso costo, le ruote sono sempre interconnesse e possono anche essere privi di freni e sospensioni, con queste ultime che, se presenti, sono costituite da datate soluzioni a bilanciere.
Noi invece proponiamo in tutto il Mondo assali cavi costruiti con acciai alto-resistenziali ed equipaggiati con freni a tamburo o a disco. Li possiamo inoltre collegare al telaio del rimorchio mediante soluzioni meccaniche, idrauliche o pneumatiche né manca la possibilità di disporre di sistemi di sterzo automatici o comandati. Le sospensioni possono essere a ruote interconnesse o indipendenti e per far fronte ad applicazioni speciali abbiamo anche a listino sottocarri a carreggiata variabile.
Quanto sopra senza dimenticare gli impianti di gonfiaggio e sgonfiaggio dei pneumatici integrabili nei nostri assali unitamente a componenti elettroniche e a sistemi digitali di controllo e gestione unici ed esclusivi. Si può tranquillamente affermare che rispetto agli assali statunitensi i nostri sono vere e proprie astronavi, forieri di tecnologie che sicuramente il mercato non mancherà di far proprie come già è successo in tutti i Paesi in cui ci siamo via via affacciati, gli stessi che ora non vedono il marchio Adr solo quale fornitore di componentistica di qualità ma quale protagonista delle crescite tecnologiche locali”.

Un esempio? “Il Brasile. Quando abbiamo iniziato a costruire gli assali a Ribeirao Preto ci siamo accorti che pur essendo prodotti d’avanguardia rispetto alla concorrenza, non erano perfettamente allineati con le esigenze di un comparto che trova nella produzione della canna da zucchero il suo core business. Da qui l’idea di produrre un assale ad hoc che oggi è leader incontrastato del mercato locale. Negli Stati Uniti pensiamo di percorrere una strada analoga passando nel giro di quattro o cinque anni dall’attuale fatturato di soli cinque milioni di euro circa a oltre 20 milioni per poi crescere ulteriormente”.
Un progetto a lungo termine
Un progetto di lungo respiro quindi. “Se Adr oggi è il primo costruttore al Mondo di assali agricoli è perché ha sempre ragionato in termini di crescita andando dapprima a sondare i vari mercati importando le sue produzioni consolidate per poi mettere a punto prodotti specifici costruiti localmente. E’ una politica di piccoli ma costanti passi che stiamo peraltro portando avanti anche nel settore industriale, approcciato nel 2010 con l’acquisizione della società francese Sae-Smb che costruisce assali per rimorchi stradali, trasporti speciali e rimorchi militari. Per ora si tratta di produzioni limitate ma di elevato standard qualitativo, le stesse che oltre a contribuire in maniera fattiva al fatturato globale del Gruppo ci stanno anche permettendo di maturare quelle competenze che un domani potrebbero essere alla base di un eventuale approccio al trasporto su gomma”.
Adr Axles in sintesi
Il gruppo Adr è costituito da una rete di aziende che fanno capo alla sede principale di Uboldo, in provincia di Varese. Al momento consta di nove siti produttivi, sei filiali commerciali ed è presente in oltre 72 Paesi, struttura che nel suo insieme dà lavoro a circa mille e 500 persone che fra il 2020 e il 2024 hanno dato origine a fatturati medi di circa 290 milioni di euro all’anno.
Una percentuale cospicua di tali entrate è investita ogni anno in ricerca e sviluppo, attività portate avanti sia allestendo uffici e laboratori propri sia collaborando con enti di ricerca esterni privati e pubblici. Obiettivi comuni a tutte le attività lo studio di soluzioni atte a minimizzare le esigenze di manutenzione degli assali usati in off road e l’interfacciamento fra meccanica, idraulica ed elettronica per dar luogo a sistemi di controllo e gestione dei sottocarri sempre più avanzati e performanti.
Titolo: Il Gruppo Adr alla conquista dell’America
Autore: Redazione